
Depredando la sovranità alimentare sta scomparendo ogni traccia di cibo
Premessa
Mentre il genere umano mostra il suo volto criminale, dall’Ucraina a Gaza, e ci lascia senza parole, e siamo in presenza di una situazione internazionale ed economica che è difficile da controllare e su cui mancano idee chiare tutto questo si ripercuote sulle scelte da fare per rendere l’agricoltura funzionale agli obiettivi della Unione Europea che vorrebbe un’agricoltura “più equa, più verde e maggiormente orientata ai risultati”, volta a fare dell’attività agricola il principale motore di tutela ecologica.
Per rimettere al centro delle scelte istituzionali e politiche l’Agricoltura sono indispensabili due condizioni:
a) Cambiare le scelte di fondo che hanno ispirato negli ultimi decenni le decisioni di politica agricola. I disastri della agricoltura industrialistica sono sotto gli occhi di tutti. L’agricoltura non può essere ridotta a pura competizione sul mercato: produrre cibo ha funzione sociale e responsabilità collettiva che la società ha il dovere di tutelare. Cambiare queste scelte vuol dire cambiare l’approccio di gestione del territorio, assumendo le priorità del lavoro, della tutela del territorio e della salute, del reddito, di una agricoltura sana, viva e diffusa.
b) garantire che i cittadini e i contadini contino nelle scelte per decidere quale deve essere il modello di produzione, di distribuzione e consumo del cibo per il proprio territorio, chi deve produrlo e come consumarlo.
Una vera transizione ecologica si ottiene offrendo supporto all’agricoltura contadina, promuovendo il ruolo chiave all’interno del mondo agricolo giocato dalla agricoltura biologica, dall’economia circolare, la filiera corta e non cedendo alle pressioni delle multinazionali e delle grandi corporazioni agricole che anche ora, attraverso la commercializzazione di varietà geneticamente modificate, di fatto continuano a proporci i vecchi sistemi di produzione e distribuzione coinvolgendo anche gli agricoltori che, in buona parte, anche mugugnando dipendono da loro.
Cambiamento radicale di paradigma attraverso la presa di posizione di cittadini ed organizzazioni (diverse realtà ma nello stesso luogo)che vedono l sistema agroalimentare essere diventato uno strumento di creazione dei problemi e non di risoluzione del problema principale che è la salute dei cittadini nata da una buona e corretta alimentazione. Ai cittadini dovremmo dire seccamente : oggi la riforma agricola (PAC) fingendo di rendere sostenibile l’agricoltura, non sceglie di produrre inquinando di meno, non riduce l’agricoltura intensiva che causa danni diretti alla natura e alle persone, non è orientata nel rispetto dei cicli produttivi e delle condizioni climatiche ma a quello dei mercati cioè della richiesta di prodotto e dei prezzi bassi .
Sembra che 850 milioni di agricoltori in tutto il pianeta, troppo spesso privati di una coerente ed etica rappresentanza sindacale, non riescano ad ostacolare la colonizzazione del settore agricolo che viene per legge derubato dei propri semi, del proprio foraggio, dei propri concimi organici e degli stessi mezzi meccanici che, attraverso pilotate politiche di settore (PAC, PNRR, PSR, sicurezza sul lavoro), diventano obsoleti in modo cinicamente programmato. Le nostre aziende agricole, considerate ormai solo mere produttrici di commodities e ridotte a innaturali industrie a cielo aperto, senza più nessun fondamento biologico, diventano per legge sempre più relegate a non produrre alimenti (mais da biogas in pianura padana docet) se non con semi brevettati, concimi prodotti industrialmente, mangimi OGM e trattori da cambiare ogni 5 anni, indebitandosi per inseguire il miraggio dei finanziamenti a fondo perduto.
L’importanza di rappresentare le esigenze dei piccoli produttori biologici
AltragricolturaBio che dal 2015 si batte per salvare dall’estinzione, salvaguardare e valorizzare le piccole aziende biologiche concentrate affannosamente e fiere di ottenere dai propri campi e dai propri allevamenti produzioni naturali, è attualmente impegnata in una durissima battaglia lanciata in tutta l’Unione Europea dai blasonati Fondi di investimento. In questo fine mandato, la peggiore Commissione europea che le popolazioni degli Stati membri abbiano mai dovuto subire, risulta compromessa da scandali e sospetti di collusione che, passando dallo squallido gioco del Quatar, stanno dissanguando le popolazioni con un forzato riarmo ed una dissennata politica energetica e finanziaria, per arrivare a scandalose collusioni con le case farmaceutiche attorcigliate intorno agli interessi dalla famiglia Von der Leyen ed alla famiglia Kyriakides commissaria della salute e della sicurezza alimentare. In questo pericoloso scenario assistiamo ad inammissibili colpi di coda con cui alcuni governi locali e questa impresentabile governance UE, si stanno accanendo per non dismettere i pesticidi sintetici (fuori legge per la direttiva CE 128 del 2009). proporre pesticidi transgenici ad RNA interferente e per deregolamentare moderni OGM (ben normati secondo la Corte di Giustizia Europea dal 2001) che distruggeranno l’intero settore agricolo europeo con particolare accanimento verso il settore biologico che non avrà più nessun senso di esistere.
Le proposte costruttive da mettere in campo
Per orientare verso soluzioni efficienti e condivise una crisi che il malaffare dominante gestisce ormai attraverso le istituzioni, distogliendo i consumatori orientati a privilegiare produzioni rispettose dell’ambiente e dalla salute, con un linguaggio sempre più falsificato e una campagna propagandistica costantemente tinta di verde sintetico, AltragricolturaBio propone otto punti su cui interagire e ragionare con le aziende agricole ed i consumatori italiani.
1. La crisi in atto deve servire a cambiare completamente il paradigma che ha prevalso negli ultimi 70 anni in ogni campo, provocando paralisi ed asservimento economico del mondo agricolo, accompagnato da un costante abbandono dei terreni, dalla perdita di fertilità dei suoli e dall’ormai non più sopportabile inquinamento ambientale che ha coinvolto le nostre aree abitate, le acque superficiali e sotterranee e chiaramente i suoli coltivati. Serve con convinzione denunciare la speculazione economica di tutti i comparti che attingono dal reddito degli agricoltori (5 addetti per ogni agricoltore), costituiti maldestramente da istituzioni, associazioni di categoria, professionisti, banche, commercianti ed industrie meccaniche, chimiche, biotech e speculative, rivendicando con una vera e propria azione sindacale la produzione di cibo naturale a cui il settore primario è preposto per definizione, insieme al presidio del territorio ed all’accoglienza rurale. A questo cambio di paradigma deve affiancarsi un rigoroso rispetto delle normative esistenti sull’uso sostenibile dei pesticidi, sulla semplificazione burocratica, sulla biodiversità agraria, boicottando senza nessun cedimento l’utilizzazione di inutili e tossici moderni OGM che restano per ora una trovata affaristica fuori legge e antiscientifica. Contestando il Piano strategico della Pac che deve essere immediatamente migliorato in direzione di una reale sostenibilità ambientale senza della quale l’agricoltura è destinata a soccombere per la sua inconciliabile tossicodipendenza che mina la salute dei consumatori distruggendo la stessa dignità delle popolazioni residenti nei comprensori dell’agricoltura industriale legati alle monocolture dell’ortofrutta, della viticoltura e del florovivaismo ed agli allevamenti intensivi.
2. Le risorse economiche destinate agli agricoltori nell’ambito dei diversi programmi europei, nazionali e regionali devono essere urgentemente riprogrammate favorendo le pratiche di agricoltura biologica su tutto il territorio, con l’ausilio di una qualificata assistenza tecnica a cui dovranno contribuire le Istituzioni, le Associazioni rappresentative dell’Agroecologia, gli Ordini ed i Collegi professionali e le stesse Università italiane con gli Enti di Ricerca, attraverso il coinvolgimento delle professionalità già impegnate nel settore dell’agricoltura biologica.
3. La cerealicoltura biologica, sviluppata in Italia su oltre 360.000 ettari, deve avvantaggiarsi della biodiversità censita in Italia, che risulta la più importante del pianeta e gestire con professionalità e ambizione la coltivazione dei cereali originari, farro (spelta, dicocco e monococco) in primo luogo, per produrre ovunque in forma prioritaria, cereali, farine, pasta e pane che sono la base della dieta mediterranea, con l’indispensabile apporto della ricerca in campo nutraceutico dei Dipartimenti Universitari e degli Enti di ricerca che già si occupano di questa importantissima branca, legata non solo a migliorare la redditività ormai azzerata delle aziende cerealicole, ma anche alla precaria salute della popolazione italiana, da troppo tempo contaminata da pestici ed intolleranze causate dalle massicce importazioni inquinate e dalla generalizzata utilizzazione di contestatissime varietà moderne
4. L’olivicoltura biologica che ha raggiunto in Italia l’estensione di quasi 275.000 ettari deve essere supportata, dagli enti e dalle associazioni, nella diffusione delle pratiche di contenimento dei danni della mosca olearia e nella utilizzazione anche in etichetta delle accertate qualità nutraceutiche che fanno dei nostri olii extravergini certificati bio, delle vere medicine naturali e degli importantissimi presidi, utili a rinforzare le difese immunitarie. Proponiamo inoltre di agevolare l’organizzazione dell’esportazione dei nostri olii biologici, avvantaggiandoci delle menzioni che gli Enti di ricerca possono garantire e di costanti miglioramenti nelle pratiche di coltivazione, raccolta e trasformazione che si devono divulgare.
5. Il settore dell’ortofrutta biologica va costantemente proposto ed incentivato nell’ambito locale e nella refezione istituzionale, che gestisce incresciosamente con appalti degni del settore dei lavori pubblici un comparto che invece, nelle scuole e negli ospedali, deve servire a migliorare la salute degli utenti e non la redditività di chi gestisce l’appetibile “affare” dell’alimentazione dei gruppi più vulnerabili della nostra popolazione. L’incremento di queste superfici bio va perseguito, oltre che per la grande disponibilità di varietà autoctone di cui dispone l’Italia e che sarebbe sprecato utilizzare se contaminate da pesticidi sintetici e nuovi OGM, per le enormi problematiche richiamate dal punto 1 di questa progettualità, che pongono l’accento sulla completa mancanza di rispetto delle norme esistenti e di quelle che si auspica potranno essere varate per tutelare la salute degli abitanti di interi comprensori e dello stesso Ambiente, sempre più maltrattati attraverso un costante inquinamento dell’aria, del suolo e dell’acqua che per definizione, per logica, per legge e per etica dobbiamo lasciare migliorate alle generazioni future.
6. La viticoltura biologica che ha ormai raggiunto i 135.000 ettari di superficie certificata va incrementata, oltre che per il grande successo che i vini bio stanno ottenendo a livello internazionale, anche per l’enorme disagio che i comprensori vitivinicoli industriali stanno causando alle popolazioni residenti ed all’ambiente, con un continuo inquinamento dell’aria e delle falde che rende invivibile la gestione di meravigliosi territori, addirittura innalzati a patrimonio dell’Umanità da parte dell’Unesco.
7. La zootecnia biologica, che vanta in Italia validissime razze locali e ben 660.000 ettari di prati e pascoli certificati, in aggiunta a 432.000 ettari di colture foraggere Bio, con animali allevati allo stato brado e semibrado, grazie al benessere animale di cui è artefice, produce sostanze nutraceutiche importantissime in ogni uovo, in ogni porzione di carne, in ogni litro di latte, in ogni formaggio ed in ogni salume di cui ci si può ancora vantare, essendo completamente esonerati dalle accuse rivolte alla zootecnia convenzionale e a quella industriale di contribuire per un altissima percentuale all’inquinamento dell’aria e delle stesse falde, oltre che di produrre cibo troppo compromesso dai trattamenti antibiotici e dalle pessime condizioni a cui tutti gli animali vengono sottoposti. Questa zootecnia deve essere un esempio per tutto il comparto zootecnico, potendo disporre, sopratutto per il settore ovicaprino, di una logica predisposizione degli allevatori ad orientarsi verso il biologico, purché venga non solo incentivato con le ordinarie integrazioni di reddito, ma anche supportato da qualificata assistenza tecnica finanziata dalle Regioni e da una auspicabile valorizzazione tramite certificazioni scientifiche sulle qualità nutraceutiche delle produzioni che si ottengono.
8. In affiancamento agli interventi di governo condiviso ed ecologico della nostra agricoltura bio, operiamo infine affinché si possano affiancare importanti interventi di informazione e formazione, sopratutto scolastica, per raggiungere oltre ai consumatori anche i bambini, i ragazzi ed i giovani, con una indispensabile condivisione delle conoscenze che servirà a far crescere e maturare la coscienza non solo alimentare, ma sopratutto dell’auto apprendimento di tutta la popolazione con continue visite guidate nei campi delle nostre meravigliose aziende biologiche che oltre ad accogliere turisti, eventi ed attività didattiche, restano le più qualificate per ospitare, rivitalizzandone l’esistenza, il nostro meraviglioso patrimonio di anziani, ben sapendo che dal rispetto e dalla valorizzazione delle conoscenze, che ognuno di loro porta dentro, possono rinascere l’identità civica e nazionale in affiancamento alla rivendicazione della sovranità alimentare a cui con questo documento si chiede di aderire.