L’appello di Rete Humus: «Occorrono scelte per un’agricoltura e un cibo sani e puliti»
La Rete Humus ha lanciato un appello, già sottoscritto da decine di persone, tra cittadini, accademici e rappresentanti di associazioni e movimenti, per ribadire che l’unica via d’uscita dall’attuale impasse è un’agricoltura che produca un cibo sano e pulito.
La Rete Humus ha lanciato un appello, già sottoscritto da decine di persone, tra cittadini, accademici e rappresentanti di associazioni e movimenti, per ribadire che l’unica via d’uscita dall’attuale impasse è un’agricoltura che produca un cibo sano e pulito.
«L’agricoltura oggi è allo stremo per l’inesorabile aumento dei costi di produzione e la riduzione delle capacità produttive dei terreni, che perdono inesorabilmente la loro fertilità, e a causa dei cambiamenti climatici e di una agricoltura indirizzata al massimo sfruttamento possibile delle risorse naturali – si legge nell’appello – Si avvera altresì la costante pressione dei prezzi dei prodotti alimentari verso il basso, il forte divario fra i prezzi alla produzione ed alla distribuzione e l’importazione programmata di milioni di quintali di prodotto agricolo ottenuto nei paesi più poveri con prezzi da fame. Lo stesso avviene per tanti allevatori, costretti a trasformare i propri processi in fabbriche di carne e latte, ben lungi dalla biologia e qualità della vita animale e dei prodotti che ne derivano. L’agricoltura delle monocolture e degli allevamenti intensivi, in questi decenni in tutto il mondo ha privilegiato solo l’aumento della produttività per ettaro e per animale allevato, attraverso la meccanizzazione e la chimica dei pesticidi e dei fertilizzanti, allontanando e mortificando ovunque la necessaria relazione dell’uomo con terra, con la natura, con l’ambiente in cui l’agricoltura si inserisce».
«Le politiche agricole europee e italiane non stanno costituendo un argine rispetto a queste drammatiche tendenze – prosegue l’appello – I sostegni economici all’agricoltura privilegiano le grandi aziende convenzionali e stanno di fatto penalizzando le piccole e medie aziende agricole , compreso quelle biologiche. Ingenti risorse sono destinate alle cosiddette “produzioni sostenibili”, cioè sistemi di produzione ed allevamento che fanno comunque uso massiccio di presidi chimici di sintesi e di pratiche distruttive della biodiversità e del paesaggio. E’ l’epilogo del modello di “sviluppo” agroindustriale della cosiddetta “rivoluzione verde”, la cui pratica sta dando effettiva evidenza del conflitto con l’ambiente e quindi della sua insostenibilità. La protesta dei trattori ne è la dimostrazione più eclatante! La difficile vita e la sempre più scarsa remuneratività degli agricoltori (non solo europei) è stata convogliata contro le poche e modeste iniziative ambientali che la Commissione Europea aveva assunto al fine di mitigare il pesante impatto ambientale di un modello agricolo spinto alla massimizzazione della produzione».
«A fronte della gravissima e veloce retromarcia della Commissione Europee per voce della presidente Von Der Leyen sui grandi temi del Farm to Fork e della svolta appena iniziata del “Green deal”, che segue le pressioni di parte importante del parlamento europeo e delle lobby agricole, a difesa dello status quo, noi tutti diciamo NO forte e chiaro – prosegue l’appello – Non sono le offese all’ambiente, l’uso dei pesticidi e dei diserbanti l’ipersfruttamento della terra e degli allevamenti intensivi che possono attivare un nuovo modello agricolo. A questa stortura di paradigma noi agricoltori biologici ed artigiani proponiamo da più di 30 anni una prospettiva diversa, che in una parola chiamiamo agro-ecologia. Che significa operare insieme alla terra ed il vivente, da cui trarre il nostro cibo, con relazioni reciproche e non di dominio, cioè scambio e cooperazione, da cui ne derivano vitalità e cure. E’ l’agricoltura biologica nel suo senso più profondo, ovvero promotrice di vita».
«Per ultimo, ma non ultimo, noi siamo per la Terra e non la guerra, perché siano riconosciuti contestualmente i diritti alla Terra e della Terra, come un unico insieme, contro la catastrofica distruttività delle armi – scrive ancora la Rete Humus – Facciamo appello a tutti gli agricoltori-ambientalisti, ambientalisti- agricoltori (siamo la stessa cosa), alle associazioni, gruppi, partiti, persone… per aprire una nuova stagione di impegno comune, partecipato e pro-attivo. Per approfondire una seria analisi critica del ruolo dell’agricoltura e della produzione del cibo nei nostri paesi, nei nostri territori, nelle nostre comunità. Chiamiamo tutti alla mobilitazione aprendo le mille iniziative in cui siamo impegnati indirizzandole verso tutti coloro che condividono una nuova e diversa visione dove l’agro, l’ecologia e la relazione siano i nostri riferimenti».
Nell’appello la Rete Humus afferma la necessità di:
– Una nuova agricoltura ricca di cibo sano e pulito, di cura e reciprocità, di rispetto e fertilità è possibile e praticata. Chiediamo che questa agroecologia artigiana, di piccola e media dimensione che vive e custodisce territori, fa comunità e promuove la relazione sia oggetto di una seria definizione e di investimenti certi dai governi e dall’Europa.
– Riconsiderare il sostegno a vantaggio di pratiche agricole e di allevamento intensivi , non sostenibili nei propri territori e causa di spopolamento delle campagne. Le risorse della pac devono orientarsi verso la effettiva tutela della fertilità dei suoli, della tutela dei paesaggi ,delle proprietà nutrizionali e della artigianalità degli alimenti.
– Respingere i nuovi OGM (TEA) perché distruggono la biodiversità agricola e disseminano pollini modificati e sostanze dagli effetti imprevedibili. Chiediamo il riconoscimento dell’importanza dei semi locali, degli ecotipi e della selezione di nuove varietà e razze nei territori agricoli. In forme partecipate dagli agricoltori, con serie politiche di sperimentazione, tutela e valorizzazione.
– La produzione e l’utilizzazione del cibo torni ad avere una dimensione comunitaria, basata su principi di salubrità e giustizia. E’ improcrastinabile una politica Europea di contrasto verso lo sfruttamento delle persone dei campi, di trasparenza dei mercati e riconoscimento del lavoro necessario alle produzioni rispetto ai costi, tutelando in tal modo il reddito dei produttori ed un giusto prezzo per chi acquista.
– Dire basta alla burocrazia asfissiante, che mortifica soprattutto le aziende famigliari e di piccola dimensione. I moderni sistemi di rilevamento ed interpretazione del territorio siano davvero messi al servizio dell’agricoltura e della sua sostenibilità ambientale ed economica».
I primi sottoscrittori dell’appello:
Maurizio Agostino (Rete Humus, Stefanaconi Vibo Valentia)
Lucio Cavazzoni (Biodistretto Appennino Bolognese, Bologna)
Giovanni Dinell (Dipartimento Agraria Università di Bologna)
Franco Zecchinato (El Tamiso sca, Padova)
Famiano Crucianelli (Biodistretto Via Amerina, Viterbo)
Rita Brugnara (Editor, Bologna)
Carlo Triarico (Ass. Agricoltura Biodinamica, Firenze)
Piero Bevilacqua (Storico, scrittore e saggista, Roma)
Francesca Paron (Dirigente Regiione Emilia Romagna, Bologna)
Alex Giordano (Rural Hack, Napoli)
Nino Paparella Rete Utile, Buono e Bio, Bari)
Peppino Cilento (Sndaco San Mauro Cilento, Salerno)
Isabella Angiuli (CNA Bologna, Bologna)
Bruno Sebastianelli (Coop. La Terra e il Cielo, Arcevia AN)
Claudio Pozzi (Rete Semi Rurali)
Federica Ferrario (Responsabile Greenpeace, Roma)
Daniele Ara (Assessore Agricoltura Comune di Bologna)
Alessio Surian (Docente UNIPD, Padova)
Sara Tommasini (Biodistretto Terre Marchigiane, Urbino)
Marco Pollastri (Centro Antartide, Bologna)
Mara De Lucia (Ass. Produttor Agricoltura Organica Rigenerativa, Impruneta F)
Gian Franco Ciola (Agronomo Contadino, Ostuni)
Luisa Debiasio Calimani (Urbanista, Padova)
Giuseppe Savino (Va Zapp, Foggia)
Antonello Di Gregorio (Cooperativa Nuovo Cilento, San Mauro Cilento Salerno)
Isabella Angiuli (CNA Bologna)
Stefano Bianchi (Presidente Aiab Veneto ONLUS, Padova)
Gianni Fabbris (Altragrcoltura Policoro Matera)
Antonio Capelli (Cooperativa Corte d’Aibo, Valsamoggia Bologna)
Francesca Petrini (Presidente CNA Alimentare, Jesi AN)
Maurizio Mazzariol (AltragricolturaBio, Firenze)
Alessandra Corrado (Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali UNCAL, Rende CS)
Michele Monetta (UP Bio, Acerenza MT)
Graziano Poggioli (Santa Rita Bio, Serramazzoni MO)
Antonio Lo Fiego (Arcoiris, Modena)
Laura Walter (Scrittrice, Padova)
Gianni Tamino (I.S.D.E. Italia, Ass. Medici per l’Ambiente)
Daniele De Martino (Gruppo di Acquisto El Ceston – BL)
Sergio Lironi (Presidente Onorario Legambiente Padova)
Anna Berton (Direttrice CIPAT Veneto)
Stefano Pagnin (Circolo wigwam Il Presidio Padova)
Francesco Miazzi (Comitato Popolare Lasciateci Respirare Monselice PD)
Matteo Sandon (Arakè ,Padova)
Diego Boscarolo (Consigliere Consorzio di Bonifica Adige Euganeo)
Luca Martinello (Movimento 5 Stelle Conselve PD)
Nicola Manno (ACS, Padova)
Carlo Bazzocchi (Agricoltura di Confine)
Francesco Luca Basile (Università di Bologna)
Paolo Di Francesco (La Buona Terra – Associazione Lombarda Agricoltori Biologici e Biodinamici, Lonato Brescia)
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